HappyLab

Si può essere felici nel Web 2.0? Ragazzi a confronto con il mondo
digitale e le sue "maschere"

Lunedì 22 aprile 2024 circa 6 minuti di lettura
(Foto di Silvia Misiti)
(Foto di Silvia Misiti)

Dal 22 aprile, per 5 giorni, a Casa Cattaneo (Castagnola) laboratori con 200 studenti dei Licei di Locarno e di Lugano 1 e 3, che dialogheranno con un team di specialisti sul conflitto fra identità reale e virtuale
di Valeria Camia

Immaginiamo di tornare indietro nel tempo, anche solo a una quindicina di anni fa: incontrare un giovane conoscente e domandare “come procede la tua vita digitale?” sarebbe stata una domanda senza senso, quasi ridicola. Oggi non lo è. Perché la vita dei ragazzi e delle ragazze si dipana in una duplice, talvolta triplice dimensione. C’è il mondo reale e poi c’è quello dei social media e del web, in cui i confini e le barriere fisiche sono eliminati e il tempo scorre con un ritmo proprio, velocissimo. In questo spazio accade a molte persone, soprattutto a quelle più giovani, di indossare una maschera e di creare un’altra identità, o magari più di una. Se da un lato ciò può essere espressione di altre sfaccettature del sè, dall’altro è facile diventare “dipendenti” e trovare nel virtuale un sollievo, anche quando si sta male... Ma c’è un modo di combinare un sè virtuale e reale che possa essere costruttivo, anzichè dipendenza e luogo di fuga? Cosa vuol dire essere felici nel Web2.0? Ossia, in che modo i social media influenzano il benessere delle nuove generazioni?
Saranno queste le domande al centro di un’iniziativa - HappyLab - che dal 22 al 26 aprile coinvolgerà circa 200 studenti dei licei di Locarno e di Lugano 1 e 3, assieme a giovani della Fondazione Amilcare. Il Laboratorio ha anche l’avallo del Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport (DECS). Con gli studenti dialogheranno due esperti, Lorenzo Varriano e Dario Gennari, attivi presso lo studio medico Rete Operativa

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HappyLab è un’attività che rientra in un progetto più ampio, Happiness2.0, avviato dalla IBSA Foundation per la ricerca scientifica in collaborazione con l’Università della Svizzera italiana (Facoltà di comunicazione), grazie anche a un finanziamento “Agorà” del Fondo nazionale svizzero per la ricerca scientifica. Oltre a HappyLab, il progetto Happiness2.0 prevede “HappyApero” (condivisione di esperienze fra ragazzi, genitori e insegnanti) e “HappyTable” (discussione fra i direttori delle scuole superiori del Ticino, insegnanti e rappresentanti delle associazioni dei genitori). 

«Tutti questi sono momenti per discutere sul benessere in relazione al mondo digitale, combinando la creatività artistica dei giovani con il rigore scientifico» - spiega Laura Marciano, ricercatrice alla Harvard T.H. Chan School of Public Health, Lee Kum Sheung Center for Health and Happiness. Proprio uno studio realizzato da lei, “HappyB”, coinvolgendo 1’600 adolescenti in Ticino, sarà al centro della settimana di HappyLab.
«L’obiettivo - continua Laura Marciano - è quello di concretizzare i risultati scientifici in un’applicazione pratica, utile a orientare interventi futuri per promuovere un buon uso delle tecnologie, che favorisca quindi il benessere e la felicità dei giovani, in linea con altre iniziative formative del territorio». 

HappyLab verrà ospitato a Casa Cattaneo, l’edificio di Castagnola (Lugano) in cui a metà dell’Ottocento visse lo storico ed economista Carlo Cattaneo, adesso sede della IBSA Foundation. Per l’occasione i ragazzi e le ragazze lavoreranno alla creazione di una maschera, utilizzando materiali “concreti” per costruirla, ma esploreranno anche concetti più astratti, come l’identità e il significato di sé, e i cambiamenti di questi concetti nel mondo online e in quello reale, offline. 

E se tutti i licei coinvolti hanno mostrato interesse per il tema del benessere sociale, al Liceo di Lugano 1 quattro classi hanno deciso di porre al centro delle lezioni di italiano o di latino, per l’anno in corso, proprio i concetti di maschera, parola e felicità al tempo 2.0.  «Una prima classe - spiega Valeria Doratiotto Prinsi, direttrice del Liceo - sta lavorando sui “libri che curano”, proponendo incontri con diverse figure, da un bibliotecario a un poeta, a una libraia. Sempre per gli studenti del primo anno, una docente sta proponendo un percorso sull’identità e sulla felicità attraverso il viaggio, che culminerà nell’elaborazione di un podcast radiofonico, in collaborazione con la RSI. Infine c’è una classe di maturità che ha scelto di concentrarsi sul concetto di “eudaimonia” (felicità in un senso particolarmente ampio e profondo, ndr) nella filosofia antica e nella letteratura classica, e sta creando un’antologia di testi sul concetto di felicità. Per tutte queste classi è stato organizzato un incontro “intermedio” con lo scrittore Marco Balzano, autore di “Cosa c’entra la felicità? Una parola e quattro storie”».

Questo percorso ha preso le mosse proprio dai risultati dello studio HappyB: «Mi ha colpito - precisa la direttrice - il dato relativo all’uso di Instagram, e in particolare il fatto che sempre più giovani hanno due o più profili su questo social. Chi studia tali tendenze spesso parla di “Finsta”, ossia di finti profili su Instagram. È emerso che anche tra i giovani del nostro istituto c’è chi si sceglie una maschera (o molte maschere) da indossare quando naviga nel web e si presenta “agli altri” nella rete, cercando un senso di appartenenza, naturalmente virtuale. Spesso questi ragazzi hanno un account pubblico, e poi uno privato, da usare con gli amici. In questo secondo account si sentono più liberi, meno giudicati e senza filtro».

Più felici? I risultati dello studio HappyB mostrano luci e ombre: quando l’uso dei social è legato alla comparazione sociale causa disagio, in molti casi, e minor benessere. In altre situazioni, invece, l’uso dei social è correlato positivamente al benessere dei giovani ticinesi. Si tratta, chiarisce Laura Marciano, di attività legate alla percezione di una buona qualità delle relazioni sociali, come l’appartenenza a gruppi di persone con interessi simili, e alla creazione di “circoli” che credono nell’individuo o che incoraggiano a "non mollare” e che si complimentano per i traguardi conseguiti.  Al contrario, altre esperienze sociali si legano negativamente al benessere e riguardano, ad esempio, il non sentirsi importanti, o la percezione (il timore) di essere ignorati dagli altri e isolati, e, soprattutto, la comparazione sociale.

Nell’ambito dello studio è emerso che i giovani sembrano essere consapevoli di come le relazioni sociali intrattenute online non sempre rispecchino la realtà delle relazioni offline. Tuttavia prenderne piena consapevolezza non è stato per tutti semplice. «Durante gli incontri e le attività proposte alle classi del nostro liceo - ricorda Valeria Doratiotto Prinsi - sono emerse preoccupazioni per ciò che è la realtà e ciò che appare online. Non sono mancate dosi di emotività e anche polemiche nelle parole dei giovani, timorosi di sentirsi giudicati. Durante l’incontro con lo scrittore Balzano, poi, una studentessa ha posto un quesito che credo rappresenti bene la generazione dei giovani nel “post-covid”: il cuore della domanda verteva sulla possibilità di essere ancora felici in futuro, dal momento che la felicità richiede una relazione autentica con l’altro, mentre i giovani sono sempre più isolati nella realtà e si rifugiano nello spazio dei social, dove le relazioni non sono che virtuali».
Cosa possiamo rispondere a quella ragazza? Che la felicità va coltivata, raccolta dentro di noi, coccolata, amata. È il frutto di un cammino spirituale e della nostra idea del mondo. Ma anche, certo, di incontri: nella vita reale, però.