Tecniche avanzate

Così la medicina nucleare può
scoprire sempre più in dettaglio
le malattie, ma anche curarle

Mercoledì 21 febbraio 2024 circa 6 minuti di lettura
La "cabina di controllo" di una delle attrezzature di medicina nucleare all’ospedale Civico di Lugano (foto di Chiara Micci / Garbani)
La "cabina di controllo" di una delle attrezzature di medicina nucleare all’ospedale Civico di Lugano (foto di Chiara Micci / Garbani)

Al Campus est di Lugano il primo Simposio di medicina nucleare della Svizzera italiana. Sarà l’occasione anche per presentare le nuove attrezzature di cui si è dotato l’Ente Ospedaliero Cantonale
di Ivo Silvestro

Diagnosi precise e precoci, terapie all’avanguardia e ricerca biomedica in praticamente tutti i campi della medicina, dall’oncologia, alla neurologia alla medicina interna in tutte le sue specializzazioni: la medicina nucleare è indubbiamente una disciplina trasversale. Il che significa che chi si occupa di medicina nucleare deve dialogare con colleghe e colleghi di altre specializzazioni, non solo quelle oncologiche, per condividere le conoscenze e le buone pratiche in modo da poter soddisfare al meglio i bisogni dei pazienti; è in questa prospettiva di dialogo che si inserisce il primo Simposio di medicina nucleare della Svizzera italiana, organizzato dall’Ente ospedaliero cantonale (EOC) con il patrocinio dell’Università della Svizzera italiana (USI) e dell’Ordine dei medici del Canton Ticino. Il simposio si terrà mercoledì 21 febbraio 2024 al Campus Est USI-SUPSI di Lugano.

«Quando parliamo di medicina nucleare ci riferiamo a una metodica nata principalmente nell’ambito della diagnostica e che negli ultimi decenni si è molto sviluppata ed è forse poco conosciuta tra la popolazione» spiega il dottor Gaetano Paone, primario di Medicina nucleare e docente all’USI. Rispetto alla classica radiografia che tutti ormai conoscono, la medicina nucleare utilizza dei radiofarmaci o radiotraccianti, cioè delle sostanze debolmente radioattive che permettono di “vedere” non solo la struttura di organi e tessuti, ma anche il loro funzionamento. «Questo ci permette - continua Paone - di seguire dei processi fisiopatologici che sono indipendenti dalle alterazioni morfologiche rilevabili con la diagnostica radiologica: la medicina nucleare permette quindi di rilevare in anticipo alcune patologie, il che significa poter iniziare prima le terapie».

Alla diagnostica per immagini si aggiunge poi la terapia: i radiofarmaci permettono infatti di trattare diverse patologie, non solo oncologiche. «Le prime applicazioni riguardavano le patologie della tiroide, sia quelle benigne (non oncologiche, ndr) sia quelle maligne, ma le applicazioni terapeutiche si sono molto ampliate soprattutto nel corso degli ultimi due decenni e adesso la radioterapia metabolica è utilizzata, con successo, nel trattamento di patologie prostatiche, di tumori neuroendocrini, della patologia metastatica epatica, della malattia metastatica ossea» - afferma Paone.

Il terzo “ingrediente” della medicina nucleare riguarda la ricerca preclinica e clinica ad altissimo livello, con studi per sviluppare nuovi farmaci, per sviluppare nuove applicazioni dei farmaci esistenti e anche per sviluppare nuovi strumenti sia per quanto riguarda la diagnostica per immagini, sia per la parte terapeutica. I tre elementi della diagnostica, della terapia e della ricerca vanno di pari passo «ed è importante che questo avvenga anche nella Svizzera italiana: la Clinica di medicina nucleare EOC è molto attiva nell’ambito della ricerca e la maggior parte dei medici ha incarichi accademici, vale a dire che insieme all’attività di cura svolge anche attività di ricerca e di insegnamento» - spiega il dottor Giorgio Treglia, viceprimario di Medicina nucleare all’EOC e docente all’USI.

I TIMORI – L’utilità della medicina nucleare è, come visto, importante sia in ambito diagnostico, sia in quello terapeutico; per contro, richiede che il paziente assuma dei radiofarmaci e non tutte le persone potrebbero gradire l’idea di mettere nel proprio corpo delle sostanze che emettono delle radiazioni, per quanto basse. «Ovviamente viviamo in un mondo in cui la parola nucleare spaventa - precisa Treglia. - Quello che facciamo sempre è spiegare che si tratta di “radiazioni buone”, prima di tutto perché si tratta di dosi molto basse, il più basse possibile per ottenere lo scopo desiderato e questo sia per la diagnosi per immagini, sia la terapia. E soprattutto perché il rischio potenziale legato alle sostanze debolmente radioattive che noi utilizziamo è inferiore al rischio reale che deriverebbe dal non eseguire l’esame medico nucleare».

In ogni caso non si incontrano, generalmente, particolari resistenze da parte di pazienti e questo – precisa Paone – molto probabilmente grazie al lavoro di informazione e sensibilizzazione che viene svolto all’interno della comunità medica e che fa sì che, quando un o una paziente arriva per l’esame o la terapia di medicina nucleare, abbia già ricevuto tutte le informazioni pertinenti. «È chiaro che chi ha bisogno di informazioni dettagliate deve riferirsi a noi, ma già i colleghi prescrittori possono orientare in maniera adeguata i pazienti» - conclude Paone.

I NUOVI MACCHINARI – Uno dei modi per ridurre al minimo possibile le radiazioni emesse da radiofarmaci e radiotraccianti è l’impiego di strumenti moderni. Il simposio sarà anche l’occasione per presentare i nuovi macchinari di cui si è dotato l’EOC: due PET-CT e due SPECT-CT di ultima generazione, installate negli ospedali San Giovanni a Bellinzona e Civico a Lugano.

Queste macchine, in aggiunta alla riduzione delle dosi di radiazioni impiegate, permettono diagnosi più precoci e più precise oltre ad esami più veloci. Quest’ultimo aspetto, ha precisato il dottor Treglia, è particolarmente importante perché permette di aumentare il numero di prestazioni e in definitiva di ridurre i tempi di attesa. «A volte c’è l’impressione che ci sia una lista d’attesa significativa, ma questo semplicemente perché moduliamo la prenotazione in base all’urgenza della richiesta clinica».

I COSTI – Parlare di apparecchiature di ultima generazione solleva necessariamente il problema dei costi della salute. «L’EOC ha effettivamente fatto uno sforzo economico importante per questi nuovi macchinari e in generale per adeguare gli strumenti di medicina nucleare, ma è una spesa che non è in contraddizione con l’attuale attenzione ai costi della salute. Si tratta di un investimento che ci porta verso la medicina di precisione: utilizzando apparecchiature di ultima generazione possiamo fare diagnosi più precoci, vedere lesioni o alterazioni che con gli strumenti precedenti sarebbero sfuggite, possiamo eseguire terapie mirate con maggiore precisione sul tessuto malato e tutto questo comporta vantaggi sensibili per la qualità di vita del paziente e anche per la spesa sanitaria complessiva» - spiega Paone.

«Quello che dovremmo capire è che le metodiche di medicina nucleare non sono costose, ma sono costo-efficaci» - aggiunge Treglia. «Quando si confrontano due metodiche non si devono prendere in considerazione solo i costi iniziali, ma guardare a tutto l’iter diagnostico e terapeutico del paziente ed è stato dimostrato che, nei casi in cui è validata, la medicina nucleare è un investimento che poi porta a risparmiare risorse e quindi a ridurre le spese sanitarie. Avere una diagnosi per immagini più accurata può ad esempio permettere di attuare un trattamento più specifico e utile di altre terapie più costose e debilitanti per il paziente».