divulgazione scientifica

Quando "la prima luce dell’Universo" arriva
alla Biblioteca cantonale

Lunedì 26 febbraio 2024 circa 6 minuti di lettura
L’immagine di una nebulosa (cioè di una vasta nuvola di gas e polvere nello spazio interstellare) ripresa tramite un telescopio e rielaborata al computer (foto Shutterstock)
L’immagine di una nebulosa (cioè di una vasta nuvola di gas e polvere nello spazio interstellare) ripresa tramite un telescopio e rielaborata al computer (foto Shutterstock)

Affollata conferenza del professor Aniello Mennella (Università degli Studi di Milano), invitato dalla Società Astronomica Ticinese: una delle rare occasioni in cui l’astrofisica ha fatto il suo ingresso alla Biblioteca
di Simone Pengue

La Biblioteca cantonale di Lugano non viene associata, di primo acchito, ai luoghi classici dell’astronomia. Eppure giovedì 22 febbraio era gremita di astrofili e cosmo-entusiasti (e anche di qualche semplice curioso). Ad attirarli è stata la conferenza “La prima luce dell’universo” del professor Aniello Mennella, docente all’Università Statale di Milano, organizzata dalla Biblioteca e dalla Società Astronomica Ticinese. La scintilla che ha permesso l’innesco è stata un’idea di Marco Femia, un giovane fisico ora programmatore informatico di professione. Dopo aver a lungo frequentato i convegni organizzati dall’istituzione libraria luganese senza vedere traccia di scienza, Marco Femia ha provato a proporre l’iniziativa alla Biblioteca. Girato il contatto del suo docente universitario Aniello Mennella, la macchina organizzativa si è messa in moto e la passione per la cosmologia ha finalmente potuto brillare per la prima volta in questo contesto. Il risultato è stato un riuscitissimo evento che, confessano gli organizzatori, costituiva una prova per una potenziale serie di incontri a tema scientifico.

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La conferenza si è focalizzata sulla cosmologia e non, si badi, sull’astronomia. Infatti, mentre questa si occupa dello studio dei singoli corpi celesti, la cosmologia guarda all’universo nel suo insieme, cercando di raccontarne la storia. «Sì, anche l’universo ha una sua storia, lo sappiamo dal 1929, ovvero da quanto Edwin Hubble ha scoperto che si sta espandendo» ci spiega Aniello Mennella. I cosmologi hanno imparato a leggere questa storia soprattutto dalla cosiddetta radiazione cosmica di fondo, un bagno di luce in cui si trova tutto l’universo. «Si è formata 13 miliardi di anni fa - continua Mennella - quando l’universo era caldo e compatto. Appena l’universo è diventato abbastanza freddo, la luce ha iniziato a propagarsi».
Oggi, utilizzando i nostri telescopi e satelliti, possiamo captare questo segnale primordiale. Questi strumenti funzionano come grandi imbuti che convogliano la luce verso un punto di raccolta, dove le immagini sono catturate da un sensore simile a una macchina fotografica. Il segnale della radiazione cosmica di fondo non è percepibile dal nostro occhio, perché queste onde elettromagnetiche (ovvero luce) vibrano a una frequenza troppo bassa e quindi non rientrano nello spettro della luce visibile, ma sono invece in quello delle microonde. Proprio per questo ruolo centrale della luce la serata è stata intitolata "La prima luce dell’Universo".

Nelle sue ricerche, Aniello Mennella studia una particolare proprietà della radiazione cosmica di fondo chiamata “polarizzazione”, un termine sicuramente familiare a tutti gli appassionati di fotografia, che indica come l’onda elettromagnetica oscilli. «È un segnale molto debole, difficile da misurare - spiega il professore - ma ci parla dei primi 10 elevato alla meno 35 secondi dell’universo». Un istante brevissimo, inconcepibile per noi umani, che potrebbe aver lasciato un’impronta ricca di storie sull’origine e l’evoluzione dell’universo stesso.

Una conferenza come questa non poteva certo lasciare indifferenti gli astrofili uniti nella Società Astronomica Ticinese, che è stata rappresentata dal suo presidente Renzo Ramelli, anche professore all’Università della Svizzera italiana e vicedirettore dell’Istituto ricerche solari Aldo e Cele Daccò (IRSOL) di Locarno. Con oltre 300 membri, alcuni più attivi altri meno, la Società Astronomica Ticinese si occupa di coordinare e connettere gli appassionati presenti sul territorio. Per intenderci, gli astrofili sono quelli a cui piace passare nottate insonni in montagna a scrutare il cielo e, magari, starsene appostati per ore con una macchina fotografica attaccata al telescopio per scattare suggestive immagini di pianeti, asteroidi e crateri lunari. La doppia affiliazione del presidente Renzo Ramelli indica chiaramente la grande sinergia tra l’IRSOL, che conduce attività di ricerca professionale, e la Società Astronomica Ticinese, associazione amatoriale volta alla promozione dell’astronomia e divulgazione delle scienze spaziali con eventi come questa conferenza. Ad esempio, la prossima Giornata dell’Astronomia del 23 marzo, un evento aperto a tutti nell’ambito del quale si potranno svolgere diverse attività di osservazione spaziale, sarà allestita congiuntamente da entrambe le organizzazioni.
In alcuni casi, però, i membri della Società Astronomica Ticinese conducono anche piccole, ma utili, attività di ricerca indipendenti sui numerosissimi corpi celesti minori che gli osservatori professionali non riescono a seguire. Capita perfino, di tanto in tanto, che scoprano un nuovo pianeta extra solare o un asteroide, e abbiano l’onore di poterlo nominare.

SCIENZA E MUSICA - Aniello Mennella non è nuovo a iniziative come quella della Biblioteca cantonale. Nel corso degli anni ha organizzato numerosi eventi per parlare della storia del cosmo al pubblico generalista e ha perfino condotto un progetto di divulgazione nel carcere minorile di Milano “Cesare Beccaria”. Per riuscire a raccontare in modo efficace le sue storie, il professore sperimenta continuamente intrecci di scienza, teatro e musica, come nello spettacolo “Raccontami la Luna”, messo in scena con la musicista jazz Sonia Spinello, o nella lettura con chitarra “Il respiro del cosmo”.
Mennella ha cominciato a occuparsi di divulgazione nei primi anni Duemila, "in seguito - racconta - a una protesta a Roma contro la riforma del ministro [italiano] Mariastella Gelmini che tagliava i fondi per la ricerca». In quella sede si è reso conto che, nonostante la frustrazione dei ricercatori, i cittadini mostravano un forte distacco nei loro confronti, come se quanto accade nell’accademia non li riguardasse. «La scienza - dice Mennella - non è un fatto degli scienziati, è un fatto sociale, che ha a che fare con il nostro essere umani. Però è talmente ostico entrarci che diventa elitario». Mennella ha trasformato l’amarezza di quell’evento in un impegno per la divulgazione, in modo da rendere tutta la popolazione consapevole di quanto realizza la ricerca. Una prospettiva che va ben oltre il senso civile, ma entra nell’etica della scienza. «Che senso ha - aggiunge Mennella - studiare il cosmo o scrivere un articolo, se tutto poi rimane lì? Lo scopo dello scienziato non è pubblicare un articolo scientifico, ma è comunicare le proprie scoperte a tutti».